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martedì 5 novembre 2013

La crosta dei formaggi

Perché i formaggi hanno la crosta, e soprattutto la crosta è sempre da eliminare o ci sono alcuni formaggi la cui crosta è anche buona da mangiare? 
Ad esempio, quella di Gorgonzola, Emmental, Gruyere, Edamer e Provola non va mangiata, quella di Brie, Taleggio o Camembert invece sì. Perché alcune possono essere mangiate e altre no? E la parte vicina alla crosta, è buona o no? 
Formaggi tra mito e leggenda La crosta del formaggio si mangia o si elimina? Di fronte alle varie specialità casearie stagionate, magari straniere, si apre spesso il dilemma. Purtroppo non c'è una risposta univoca. In alcuni casi la crosta è obbligatoriamente da eliminare, come nel formaggio inglese Derby alla salvia, dalla crosta cerata di colore nero. Perché è fatto così? 
Nella gran parte dei casi però si può mangiare, ma essendo la parte più dura e meno saporita, viene spesso eliminata. Basti pensare a tutti formaggi a pasta dura o semi dura di tradizione italiana dal Parmigiano reggiano al Pecorino, dal Provolone alla Fontina. Nella cucina popolare esistono molte ricette per recuperare queste parti, le più note sono quelle che utilizzano le croste del Grana Padano o del Parmigiano reggiano in minestre e risotti. Formaggi d'Italia C'è poi un ristretto numero di formaggi come Brie o il Camembert, o alcuni formaggi di capra nostrani in cui invece la crosta è assolutamente da mangiare perché ne costituisce la caratteristica peculiare. 
In questi ultimi la crosta viene detta fiorita o brinata: le forme nel momento della lavorazione, vengono sottoposte ad un trattamento esterno tramite muffe speciali, solitamente penicilline, che donano alla parte esterna la consistenza soffice e il colore bianco. E' in provincia di Brescia che è molto diffusa la produzione di robiole a crosta fiorita. Attenti ai falsi formaggi! Infine, da citare, la lavorazione della crosta lavata o crosta rossa. Per intenderci, quella del Taleggio. La sua superficie viene ripetutamente lavata e spazzolata per eliminare le muffe che si formano, permettendo la crescita di un particolare tipo di batteri che danno alla crosta un color rosso-marrone. La lavatura della crosta avviene principalmente per mezzo di acqua salata, ma anche birra, brandy e altre soluzioni. Tra i formaggi stranieri più celebri con questo tipo di lavorazione ci sono i francesi Chaumes e il Rollot. La ricotta non è un formaggio Insomma, come spesso accade, l'ultima parola è personale. Dipende di gusti. Tuttavia assaggiare vale la pena!

domenica 3 novembre 2013

Puglia, ulivi uccisi da batterio killer: il Salento rischia il deserto, l’Italia il contagio

In provincia di Lecce 8mila ettari sono stati colpiti da “Xylella fastidiosa”. Centinaia di migliaia le piante da abbattere. Pericolo epidemia per tutta la penisola e anche per l'Europa, ma per tamponare l’emergenza le risorse sono nulle “Non abbiamo mai visto niente di simile in tutta la storia dell’agricoltura italiana”. Muoiono gli ulivi del Salento e quella di Antonio Guario, a capo dell’Osservatorio fitosanitario regionale, è una sentenza senza appello. Un’intera fetta dell’arco ionico-leccese vedrà cancellata quasi completamente la sua pianta simbolo: gli alberi malati vanno sradicati. Sono infetti. E il contagio nel resto dell’Italia e dell’Europa è un rischio troppo alto, tanto da richiedere l’adozione di durissime misure concordate tra Regione e ministero dell’Agricoltura. Forse sottovalutato agli inizi, nella scorsa primavera il rebus degli ulivi ha cominciato a preoccupare davvero. Migliaia di alberi hanno cominciato, d’un tratto, a seccare. 
La sintomatologia, ovunque, la stessa: ingiallimento di estese chiome, imbrunimenti interni del legno, foglie accartocciate come fossero sigarette. Si è pensato dapprima ad un fungo, il Phaeoacremonium, riscontrato in tutti i campioni studiati dai ricercatori. Poi, l’ultima diagnosi, una batosta. A causare il “complesso del disseccamento rapido dell’olivo” è “Xylella fastidiosa”, un batterio finora mai riscontrato in Europa e mai su questa specie vegetale. Di più. E’di tipo patogeno, inserito nell’elenco A1 della Eppo, l’Organizzazione intergovernativa responsabile della cooperazione europea per la salute delle piante. Tradotto, significa che rientra nella lista nera dei batteri da quarantena, necessariamente da isolare, a causa della sua portata infettiva. 
 Non si sa come e quando questo micidiale parassita sia comparso in Puglia. Di certo, come porta d’ingresso nel Vecchio Continente ha scelto Gallipoli. Da lì, si è propagato a macchia d’olio, veicolato da insetti della famiglia dei Cicadellidi. “Sono state queste piccole cicale – spiega Guario – a pungere i vasi xilematici, assorbire la linfa e ritrasmettere il batterio su altri fusti”. In quelli colpiti, le vene strozzate hanno fatto collassare il sistema, con una reazione a catena che ha già travolto tutta la parte sud occidentale del Tacco d’Italia. Xylella fastidiosa ha dimostrato di saper correre veloce. Anche troppo. E ha trovato terreno fertile nello stato di abbandono di molte campagne. “Dobbiamo bloccare la sua presenza, altrimenti è una tragedia. Tutto il mondo agricolo nazionale si aspetta risposte precise da noi. Quelli che abbiamo stabilito sono obblighi complessi, ce ne rendiamo conto. Ma non abbiamo altra strada”. Guario lo ha scandito bene anche di fronte agli agricoltori che ha incontrato lunedì mattina a Lecce: l’olio quest’anno è salvo, ma è un obbligo, appunto, estirpare le piante infette in quella che è stata individuata quale “zona focolaio”, ampia un qualcosa come 8mila ettari. Un’area immensa. “Non si conosce ancora di preciso il numero degli ulivi da abbattere. Attendiamo il database dell’Agea per calcolarlo. Intanto, organizziamo i monitoraggi a tappeto. A metà mese, arriveranno anche due ricercatori dell’Università di Berkeley (Usa)”. A parlare è Angelo Delle Donne, al timone del Coordinamento degli ispettori fitosanitari dell’Ufficio provinciale agricoltura di Lecce. Nessuno può e vuole spingersi a ipotizzare la cifra del disastro ambientale ed economico. Un’idea, tuttavia, ce la si può fare: il Salento è terra che ospita una densità media di 80 ulivi ad ettaro. A rischio sradicamento, solo nell’areale già compromesso, sono, dunque, circa 600mila alberi. “Si sta valutando se espiantarli tutti”, ha confessato Guario. 
Su quelli stroncati a metà, si procederà, nel frattempo, con drastiche potature e con pesanti trattamenti fitosanitari sulle erbe infestanti intorno. Nessuna possibilità, invece, di interventi chimici diretti. E’ un patrimonio inestimabile quello che sta andando in fumo. Nella speranza che il parassita non faccia altri scherzi e stermini altre coltivazioni. E’ la matassa che stanno provando a sbrogliare il Cnr e l’Università di Bari. Laddove Xylella fastidiosa è di casa, in California, ha fatto incetta di vitigni. Il ceppo presente in Puglia pare, comunque, di tipo ipovirulento, non in grado di massacrare viti e agrumi. Ha la forza di attaccare, però, anche oleandri, mandorli e soprattutto le querce, un altro degli alberi più diffusi nel Leccese. E’ per questo che ai vivai della zona è stato sospeso il passaporto di queste piante e imposto il divieto di commercializzarle. Una autentica mazzata, dopo quella delle palme colpite dal punteruolo rosso. “Nessuno, né in Italia né in Europa, sta comprendendo la gravità della questione. Il ministro dell’Agricoltura, Nunzia De Girolamo, ci ha promesso un intervento, ma aspettiamo che lo concretizzi in atti e risorse. Non abbiamo tanto tempo”. L’assessore regionale all’Agricoltura, Fabrizio Nardoni, sa che almeno per tamponare l’emergenza servono “decine di milioni di euro” e che i quaranta esperti inviati da Roma per censire gli ulivi sono un minuscolo palliativo. In cassa ci sono solo pochi spiccioli. E l’intero Fondo di solidarietà nazionale, pari a 18 milioni di euro, non basterebbe a fronteggiare la sola urgenza. Senza contare che il deserto paesaggistico e ambientale che si sta prospettando è anche economico. Fonte

giovedì 31 ottobre 2013

Oltre il WIFI, in Cina si sperimenta la Luce per connettersi a Internet

La tecnologia si chiama Li-Wi (Light-fidelity). La sperimentazione è stata fatta dai ricercatori della Fudan University di Shanghai che hanno connesso al web quattro computer tramite un’unica lampada a Led da un Watt.
Il wirless potrebbe divetare preistoria del collegamento Internet senza fili. La prova è che a Shanghai è stato condotto con successo un esperimento per connettere un computer a Internet usando solo la luce. La tecnologia si chiama Li-Wi (Light-fidelity). A capo di questa sperimentazione ci sono i ricercatori della Fudan University di Shanghai che hanno connesso al web quattro computer tramite un'unica lampada a Led da un Watt. La scelta non è stata casuale visto che solo questo tipo di luce a differenza di quella a incandescenza è facilmente controllabile e capace di intermittenze di pochi microsecondi. C'E' UN CHIP NELLA LAMPADINA In pratica, nella lampadina è stato posizionato un chip che invia i dati a una frequenza dello spettro elettromagnetico visibile a occhio nudo. I dati illuminati vengono catturati da un sensore sul pc (simile a una videocamera nel funzionamento) che li trasforma per darli in pasto al computer. La velocità raggiunta nell'esperimento cinese è stata di 150 Megabit al secondo (Mbps), quindici volte i più diffusi Wi-Fi. Fonte

martedì 29 ottobre 2013

I politici e Napolitano sapevano dei terreni coltivati coi rifiuti tossici. Ecco la prova

Un documento che risale al 1997 e che dimostra come quanto accaduto in provincia di Caserta, con lo smaltimento illecito dei rifiuti, fosse in realtà ben noto a buona parte della politica. È l'audizione di Lucio Di Pietro (allora sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia) e di Federico Cafiero de Raho (sostituto procuratore della Dda di Napoli) davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti sulle attività illecite ad esso connesse. Un'audizione nel corso della quale Di Pietro racconta dei fanghi del depuratore di Villa Literno utilizzati per concimare i terreni coltivati ed il dottore de Raho si spinge a dire, proprio relativamente a quella che diventerà poi parte della Terra dei fuochi, che il casertano “è la peggiore zona d'Italia”. Siamo a dicembre del 1997, il centrosinistra ha vinto da poco più di un anno le elezioni con Romano Prodi e, all'alba della prima crisi di quattro che caratterizzeranno quella maggioranza, viene istituita la commissione. Le parole dei magistrati sono chiaramente relativi alle 'prime scoperte' effettuate indagando sul traffico dei rifiuti del Nord Italia del clan dei Casalesi. E tutto viene registrato. E, immaginiamo, portato al vaglio del governo. Un governo che aveva come presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi, ma, soprattutto, con 'delegati' nei vari ministeri che ancora oggi sono sulla scena politica nazionale. Basti pensare a Walter Veltroni (allora vice presidente del Consiglio), Anna Finocchiaro, Livia Turco, Lamberto Dini, Piero Fassino, Carlo Azeglio Ciampi, Vincenzo Visco, Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi finendo con l'attuale capo dello stato Giorgio Napolitano che era ministro dell'Interno. Tutte persone che, oggi, si definiscono 'stupite' da quello che sta accadendo a Caserta e Napoli e che invece, dai documenti, sembra davvero difficile pensare che 'non sapessero'. Anzi, ci verrebbe da dire: non potevano non sapere.

(clicca qui per leggere le dichiarazioni in commissione)
Fonte: noi.caserta.it

domenica 27 ottobre 2013

Bracconaggio in Sudafrica, strage senza fine di rinoceronti: 790 uccisi solo nel 2013

Pretoria punta ad accordi con Mozambico, Laos e Cina Il Sudafrica non sembra riuscire a fermare la strage di rinoceronti e il bracconaggio sta diventato un problema globale: da gennaio ad oggi il numero di rinoceronti uccisi in Sudafrica e salito a 790 e solo nelle ultime due settimane sono stati arrestati 31 bracconieri su un totale di 259 (nel 2012 o c’erano stati 267 arresti e nel 2010 “solo” 165). Quest’anno nel Kruger National Park sono già stati uccisi 476 rinoceronti; 87 rinoceronti sono stati abbattuti nel Limpopo, 65 nel Nord Ovest, 73 nel KwaZulu-Natal e 68 nel Mpumalanga. I bracconieri hanno fatto fuori 4 rinoceronti anche nel Gauteng, 3 nell’Eastern Cape e tr3 nel Parco Nazionale del Marakele nel Nord Ovest. Nel 2011 il bracconaggio di rinoceronti è stato dichiarato dal Sudafrica “rischio per la sicurezza nazionale e priorità nazionale” ed affrontato con una serie di interventi ai più alti livelli di governo. Questi interventi comprendono non solo la cooperazione internazionale e regionale e le trattative sulla natura transfrontaliera del bracconaggio al rinoceronte, ma anche interventi nazionali, comprese modifiche legislative, la creazione di un National Rhino Fund e di una maggiore cooperazione con gli stakeholders, localmente ed a livello internazionale. 
Il Sudafrica sta cercando di intervenire nei Paesi asiatici dai quali arriva la domanda di coni di rinoceronte o che fungono da territori di transito del contrabbando, come il Laos con il quale ha in programma di firmare un protocollo di intesa nel campo della biodiversità e della sua gestione che sarà accompagnato da un piano di attuazione con immediati contro i crimini della fauna selvatica e iniziative per educare e sensibilizzare l’opinione pubblica. . Il ministro per gli affari idrici ed ambientali del Sudafrica ha sottolineato che «Il Sudafrica guarda al bracconaggio dei rinoceronti ed al traffico illecito di fauna selvatica e di specie in via di estinzione come ad una parte delle nuove ed emergenti forme di criminalità, come le miniere e il traffico illecito di metalli preziosi, che richiedono un’attenzione globale, se vogliamo affrontare efficacemente questi crimini».’ L’altro protocollo d’intesa con il Mozambico è sulla buona strada e dovrebbe essere firmato entro l’inizio del 2014, il termine dato al Mozambico ed al Vietnam dalla Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora (Cites) Vietnam per approvare normative ed altre misure adottate per arginare il bracconaggio dei rinoceronti. Nel giugno scorso si è tenuto un incontro tra Sudafrica e Mozambico per deliberare sulle azioni concrete da intraprendere per combattere la piaga del bracconaggio di rinoceronte. I due paesi si sono impegnati a trovare misure concrete per debellare questo flagello che vede spesso protagonisti bracconieri mozambicani e trafficanti asiatici. Il governo sudafricano ha stabilito collaborazioni con riserve private ed Ong ambientaliste per cercare di porre fine a questa strage e combattere la caccia illegale all’interno dei confini del Sudafrica ed all’estero. Il Sudafrica sta mettendo nero su bianco termini del protocollo d’intesa con la Cina, il più grande importatore di corni di rinoceronte, che riguarda le zone umide, gli ecosistemi desertici e la conservazione della fauna selvatica e che dovrebbe inoltre essere firmato al più presto ed il governo di Pretoria/Tshwane è convinto che «La conclusione dei protocolli d’intesa con il Laos e il Mozambico ed il piano di attuazione con la Cina, sono indicativi dell’impegno del governo ad intensificare gli sforzi internazionali e regionali per sradicare il bracconaggio di rinoceronte e il crimine della fauna selvatica in generale» Fonte

sabato 26 ottobre 2013

L’oceano Pacifico è morto. Il resoconto di una traversata fa il giro del mondo

L’oceano Pacifico è morto, è svuotato di ogni vita. Ci sono solo rifiuti e barche per la pesca industriale intente a saccheggiare accuratamente quel poco che è ancora rimasto. Sta facendo il giro del mondo, sui media di lingua inglese, il racconto struggente, tragico e a suo modo poetico di un marinaio, Ivan Macfadyen (foto), che ha ripetuto la traversata del Pacifico effettuata dieci anni fa. Allora fra l’Australia e il Giappone bastava buttare la lenza per procurare pranzo e cena succulenti. Stavolta in tutto due sole prede. Dal Giappone alla California, poi, l’oceano è diventato un deserto assoluto formato da acqua e rottami. Nessun animale. Non un solo richiamo di uccelli marini. Solo il rumore del vento, delle onde e dei grossi detriti che sbattono contro la chiglia. Il racconto di Ivan Macfadyen, vecchio marinaio col cuore spezzato dopo 28 giorni di desolata navigazione nel Pacifico, è stato raccolto dall’australiano The Newcastle Herald ed è stato variamente ripreso da decine e decine di testate, tutte in inglese. Macfadyen ha navigato con il suo equipaggio a bordo del Funnel Web sulla rotta Melbourne -Osaka – San Francisco. Dice di aver percorso in lungo e in largo gli oceani per moltissimi anni, dice di aver sempre visto uccelli marini che pescavano o che si posavano sulla nave per riposarsi e farsi trasportare. E poi delfini, squali, pesci, tartarughe… Stavolta nulla di tutto ciò: nulla di vivo per oltre 3.000 miglia nautiche. Unica apparizione, poco a Nord della Nuova Guinea, quella di una flotta per la pesca industriale accanto ad una barriera corallina. Volevano solo il tonno, tiravano e ributtavano in mare – morta – ogni altra creatura marina. E poi la parte più allucinante del viaggio, quella dal Giappone alla California, costantemente accompagnata dalla gran quantità di rottami trascinati in mare dallo tsunami del 2011, quello che ha innescato la crisi di Fukushima. Rottami, rottami grandi e piccoli ovunque: impossibile perfino accendere il motore. Rottami non solo in superficie ma anche sui fondali, come si vedeva chiaramente nelle acque cristalline delle Hawaii. E poi plastica, rifiuti di plastica dappertutto. Nel racconto di Ivan Macfadyen un solo elemento è direttamente riconducibile ai tre reattori nucleari in meltdown sulla costa giapponese: dice di aver raccolto campioni destinati ad essere esaminati per la radioattività e di aver compilato durante il viaggio questionari periodici in seguito a richieste provenienti dal mondo accademico statunitense. Però non si può non pensare a Fukushima quando Macfadyen afferma che nelle acque del Giappone il Funnel Web ha perso il suo colore giallo brillante e quando dice che uno dei pochissimi esseri viventi incontrati dal Giappone alla California era una balena che sembrava in fin di vita per un grosso tumore sul capo. Sui social e nei commenti sul web si fa un gran parlare della relazione fra Fukishima e l’assenza di esseri viventi fra Giappone e California.
 Io sottolineo tre elementi: primo, la sorgente di radioattività di Fukushima, sebbene molto intensa, paragonata alla vastità dell’oceano diventa come uno sputo in un fiume; secondo, nei dintorni di Fukushima e prima di diluirsi nella vastità dell’oceano la radioattività effettivamente si accumula nella catena alimentare e vi resterà per molti decenni; terzo, una desolazione vasta e assoluta come quella raccontata da Macfadyen si sposa benissimo con gli effetti della pesca industriale dissennata, senza bisogno alcuno di scomodare la radioattività i cui effetti sensibili – stando alle informazioni note – si limitano al tratto di mare davanti ad una parte delle coste giapponesi. Il Pacifico è morto – si è rotto, per usare l’espressione di Macfadyen – e l’ha ucciso il genere umano, che sta al pianeta come una nuvola di cavallette sta ad un campo di grano. Macfadyen, raccolta il The Newcastle Herald nel seguito della storia, non ha voluto rilasciare altre interviste dopo quella che ha fatto così tanto rumore. Desidera però che il mondo sia consapevole di quanto egli ha visto. Accontentiamolo. fonte

lunedì 14 ottobre 2013

Una donna di 31 anni ha bevuto per 16 anni solo Coca Cola, niente acqua.

Se si vuole considerare una dipendenza, di certo deve essere una delle più strane e probabilmente una la cui pericolosità è meno percepita dalla popolazione. Alla madre di otto figli che muore per overdose di Coca-Cola e alla adolescente agonizzante, si aggiunge un altro caso che offre alla rivista scientifica Popsci la possibilità di elencare le conseguenze dell'abuso della nota bevanda americana. Una ragazza di 31 anni di Monaco è stata ricoverata per aritmia e svenimenti. Dopo diversi esami, la donna è stata costretta ad ammettere che da 16 anni non beve un goccio d'acqua, dissetandosi solo ed esclusivamente con la Coca-Cola. Gli esami del sangue raccontano il disastroso effetto di tale consumo sull'organismo. La quantità di potassio era di solo 36 mg/dl, ovvero circa la metà di quello che è considerato il valore normale per una donna di 31 anni. Una mancanza che, per l'appunto, giustificava i frequenti svenimenti. L'intervallo QT (ovvero la distanza tra l'onda Q e T della frequenza cardiaca) era di 610 ms. Ebbene, il valore normale per il soggetto in questione sarebbe dovuto essere di 450 ms, ragion per cui la donna soffriva di una grave forma di aritmia. I medici ovviamente hanno vietato alla donna l'ulteriore consumo dell'allegra bevanda. La 31enne, terrorizzata evidentemente al punto giusto, ha eseguito l'ordine e - dato interessante e, per certi versi, inatteso - i valori alterati sono tornati subito entro range normali. (FanPage.it)

L'allarme del Cnr: "La polenta può provocare il cancro"

Mangiare troppo spesso polenta aumenta il rischio di tumore. E' il risultato di uno studio del Consiglio Nazionale per le Ricerche (Cnr). Un regime alimentare basato sulla polenta può nascondere rischi legati alla presenza di fumonisine, delle tossine che possono indurre il cancro all'esofago. Pordenone, una delle zone dove l'alimento è più diffuso e utilizzato, è al terzo posto in Europa per numero di tumori in quella parte del corpo... Il fattore di rischio è stato presentato, scrive il Gazzettino, in occasione del convegno organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, Roberto Defez, primo ricercatore Consiglio Nazionale Ricerche, Istituto di Genetica e Biofisica del Cnr Napoli. Nel suo intervento dedicato allo "sviluppo sost-edibile", Defez ha ricordato che nel 2007 il Regolamento 1126 ha introdotto un tetto delle fumonisine nei prodotti alimentari, differenziando il valore nell'alimentazione destinata agli adulti da quella dei bambini. Secondo una analisi effettuata dal ricercatore Cnr "su 77 polente in commercio, la composizione di quelle da agricoltura biologica avrebbe un valore di fumonisine due volte superiore alla media. Chiedo un'etichetta trasparente - ha detto Defez - con indicazioni delle fumonisine di quello specifico campione in commercio". Defez ha poi ricordato studi pubblicati che indicano Pordenone, dove la polenta rientra nelle abitudini alimentari locali, come la terza città in Europa per alta correlazione di tumori all'esofago, ma gli autori degli studi indicano anche come fattori di rischio le grappe, il caffè, e la polenta specie è bollente. (fonte)

martedì 1 ottobre 2013

ECCO COSA C' E' NEL TUO HOT DOG

Consumare Hot Dog e carni lavorate può essere considerato salutare? Secondo quanto reso noto da parte degli esperti statunitensi, con particolare riferimento agli Hot Dog, ed in generale alle carni rosse lavorate, il loro consumo è in grado di aumentare le probabilità di contrarre malattie come il cancro. La notizia giunge direttamente da parte dell'associazione no profit di medici "Physicians Committee for Responsible Medicine" (PCRM) e ad essa ha fatto seguito il pronunciamento del dottor Frank Hu, esperto di nutrizione ed epidemologia della Harvard School of Public Health e tra gli autori di una ricerca in proposito, pubblicata all'interno della rivista scientifica "Archives of Internal Medicine". A parere del dottor Frank Hu, consumare una porzione al giorno di carni rosse comporta l'aumento del 13% del pericolo di morte prematura. Con il consumo quotidiano di carni lavorate (Hot Dog e pancetta, ad esempio) il fattore di rischio raggiunge il 20%. Ciò avviene per via della composizione delle stesse carni rosse, che contengono composti estremamente dannosi per la nostra salute, come nitriti di sodio, grassi saturi e sostanze prodotte durante le fasi della loro lavorazione e cottura. Esse vengono ritenute responsabili dell'insorgere di tumori (con particolare riferimento al colon) e di malattie cardiovascolari. Ma cosa contiene veramente un Hot Dog? 
 La carne lavorata utilizzata per farcire il famoso panino, secondo quanto riportato da parte del Daily Mail, viene ottenuta riunendo e rilavorando le parti di scarto della carne di maiale e i resti delle carcasse dei polli. Le carni di scarto vengono mescolate con conservanti in polvere, aromi e coloranti, prima di essere immerse in acqua ed essere versate e compresse in tubi di plastica, per poi passare alla loro cottura ed al confezionamento. La carne utilizzata per la preparazione degli Hot Dog rappresenta probabilmente uno degli alimenti più elaborati e che richiede il maggior ricorso a sostanze di scarto all'interno dell'industria alimentare. Il loro consumo eccessivo può essere considerato disastroso per la salute. Il World Cancer Research Fund raccomanda di evitare le carni lavorate e, se ciò appare impossibile, di ridurre drasticamente il consumo di pancetta, prosciutto e salsicce. La maggior parte degli Hot Dog in vendita nei supermercati britannici contiene ben poca carne suina ed una considerevole quantità di carne di pollo recuperata meccanicamente dalle carcasse, dopo averne ricavato i tagli utili per la vendita. Nella formazione degli Hot og viene utilizzata acqua in aggiunta e amido, al fine di aumentarne il volume. Gli Hot Dog contengono il 2% di sale e ciò significa che essi possono essere considerati come alimenti ad elevata presenza di sodio e che, se consumati in eccesso, possono amplificare il rischio di ipertensione, ictus e patologie cardiache. 
E' importante tenere conto da tale punto di vista che, secondo quanto comunicato dal Ministero della Salute britannico, i bambini di età compresa tra i 4 ed i 6 anni non dovrebbero assumere più di 3 grammi di sale al giorno e che i bambini fino ai 3 anni non dovrebbero assumerne più di 2 grammi. Per alcuni Hot Dog è prevista l'aggiunta di proteine del latte, che potrebbero essere causa di seri problemi in soggetti affetti da allergia ad esse. Particolare attenzione deve essere rivolta alla presenza di nitrito di sodio (E250), un conservante ottenuto sinteticamente, utilizzato per allontanare i batteri dai prodotti alimentari e per evitarne mutazioni di colorazione. Esso è stato posto in relazione da parte degli esperti all'incremento del rischio di incorrere in cancro all'intestino o allo stomaco. Non mancano poi additivi come: E451 (Trifosfato di potassio o di sodio): stabilizzante ed emulsionante di derivazione sintetica, utilizzato per migliorare la consistenza delle carni. 
Il suo impiego non si ferma all'industria alimentare. Esso può essere impiegato nella produzione di detergenti, carta, gomma e antigelo. E452 (Polifosfati): si tratta di un emulsionante e di uno stabilizzante utilizzato per migliorare la consistenza della carne e per evitare che essa irrancidisca. Ad esso non sarebbero stati correlati rischi per la salute. E301 (Acido L-ascorbico): si tratta di una forma sintetica di vitamina C utilizzata dall'industria degli alimenti per evitare il mutamento di colorazione di molti cibi. A piccole dosi non causa problemi, ma in quantità elevate può provocare irritazioni della pelle. E120 (Cocciniglia): si tratta di un colorante utilizzato per donare agli alimenti una tinta rossa. Essa è ottenuta mediante la polverizzazione di piccoli insetti, le cui parti esterne vengono bollite in ammoniaca o in carbonato di sodio, in modo da ottenere tale sostanza colorante. La cocciniglia può provocare allergie. Dopo una lista tanto dettagliata di ingredienti poco raccomandabili relativi alla produzione degli Hot Dog, non mancano alcuni aspetti negativi conclusivi da non sottovalutare. Nei soli Stati Uniti, dove il consumo di Hot Dog appare imperante anche tra i bambini, essi sono legati al 17% dei casi di soffocamento infantile e giungono ad uccidere 80 soggetti all'anno. Il rischio riguarda soprattutto i bambini di età inferiore ai quattro anni, per la salvaguardia della cui salute sarebbe raccomandabile rivolgersi ad alimenti maggiormente naturali e meno pericolosi. 
 FONTE: "greenme/positiveMed".

venerdì 13 settembre 2013

Ragazzina beve 1,5 litri di energy drink e muore


Monster Energy (Ap)Monster Energy (Ap)
L’abuso della bevanda energetica Monster potrebbe aver causato la morte di una ragazza di 14 anni negli Usa

Può metterti le ali, ma può anche ucciderti: una quattordicenne del Maryland ha bevuto due grosse lattine di Monster Energy e ventiquattro ore dopo è crollata. Due lattine della nota bevanda energetica da 0,7 litri corrispondono alla caffeina contenuta in sette lattine di Coca-Cola. L’autopsia ha confermato che Anaïs F. è deceduta a causa di un «grave scompenso cardiaco dovuto all’avvelenamento da caffeina». La famiglia della giovane ha deciso di fare causa al gruppo, questo è precipitato in borsa, mentre la Food and Drug Administration sta indagando altre morti sospette.
ACCUSA - L’abuso dell’energy drink, Monster Energy, potrebbe aver causato la morte di una ragazza di 14 anni. La denuncia è scattata nei giorni scorsi da Wendy Crossland, madre della giovane deceduta a fine dicembre 2011 per un'aritmia cardiaca. La donna ha avviato un’azione legale contro l'azienda produttrice collegando il decesso della figlia Anaïs all’abuso della bevanda, riferisce il New York Times. Se nel frattempo l'azienda americana ha respinto ogni accusa - evidenziando come la morte della ragazza non sia in alcun modo riconducibile all'assunzione della bevanda - a Wall Street Monster Beverage ha terminato la seduta di lunedì in ribasso del 14,2% (da metà giugno il titolo ha perso oltre il 40% del suo valore). Monster Beverage ha inoltre sottolineato che – dopo aver venduto oltre 8 miliardi di lattine - è la prima volta in 16 anni che viene riscontrato un legame tra la bevanda e un decesso.
MORTI SOSPETTE - Ciò nonostante non è l’unica accusa di questo tipo contro la società. Shelly Burgess, portavoce della Food and Drug Administration, ha detto al New York Times di aver ricevuto negli ultimi tre anni cinque segnalazioni di decessi che potrebbero esser stati causati da un consumo eccessivo dell’energy drink. Le bevande analcoliche negli Stati Uniti possono contenere non oltre 71,5 milligrammi di caffeina per 0,35 litri. Tale limite non viene tuttavia applicato agli energy drink visto che sono considerati degli integratori alimentari. Nelle lattine di Monster Energy da 700 millilitri sono contenuti 240 milligrammi di caffeina, 50 mg più che nella lattina della concorrente Red Bull. Per le giovani ragazze e i ragazzi le bevande energetiche sono una «trappola mortale», accusa la madre della 14enne. Il produttore deve prendere atto che il suo prodotto «può uccidere».
Fonte: corriere.it

martedì 13 agosto 2013

Inquinamento onde elettromagnetiche MUOS

L’inquinamento elettromagnetico è causato dalla presenza di campi elettromagnetici di svariate origini che possono influire sul corpo umano ed è reputato particolarmente pericoloso perché non è percepito dall’uomo. 
 La possibilità di effetti nocivi sulla salute connessi a sorgenti elettromagnetiche e l’impiego ormai globale di apparecchiature elettriche, sia in ambiente di vita sia in ambiente di lavoro, sta creando nella popolazione, in questi ultimi anni, notevole preoccupazione ed impone una valutazione obiettiva degli effetti dei campi elettromagnetici sull’uomo. La gravità del rischio sanitario, al momento si può dire che esistono effetti certi per esposizioni acute Il Mobile User Objective System (MUOS) è un sistema ad altissima frequenza (UHF-Ultra High Frequency, nello spettro da 300 MHz a 3 GHz)

lunedì 12 agosto 2013

In Francia, cani randagi usati come esca per gli squali

I cani vengono usati come esche per "Sharks" in Francia. Nella piccola isola vulcanica di Réunion cani vivi e morti ed anche gatti, sono utilizzati come esca per gli squali dai pescatori dilettanti. I randagi qui sono tanti, circa 150.000, dice Reha Hutin, presidente della sede a Parigi, Fondation 30 Millions d'Amis (Fondazione trenta milioni di amici). Hutin ha inviato una troupe cinematografica a Réunion questa estate per ottenere la prova che gli animali vivi sono stati utilizzati come esca per gli squali. L'obiettivo era quello di documentare la pratica sul programma televisivo “diritti animali”. Non ci volle molto per la troupe per provare che tutto era vero. Tre casi distinti. Un veterinario della Clinica della capitale di Réunion, St. Denis ha curato con successo uno dei cani, un cucciolo di sei mesi cane con un amo di grandi dimensioni che gli attraversava il muso (vedi foto). Il primo cane a differenza degli altri aveva dei padroni. 
Appa...rentemente sembra fosse riuscito a sfuggire ai suoi rapitori ed è stato portato alla clinica veterinaria da un cittadino preoccupato. Completamente recuperato, l'animale è ora a casa con i suoi proprietari. Gli altri due casi individuati da trenta milioni di amici erano randagi. Ora vivono in Francia con i nuovi proprietari. La Fondazione prevede di finanziare un programma di sterilizzazione sull'isola di ridurre la sovrappopolazione randagio. Ma il lavoro non sarà facile. Hutin ha detto che in quei luoghi i randagi sono considerati parassiti. 
"Non c'è alcun valore alla vita di un cane lì". Ultimamente, quasi ogni settimana, almeno un cane con i ganci viene trovato sull'isola, senza contare i gatti trovati sulle spiagge parzialmente mangiati dagli squali ", ha detto Jouve. Una volta che i pescatori catturano gli animali, ha detto, i cani e gatti vengono subito agganciati " lo fanno il giorno prima, in modo che possano sanguinare abbastanza." Alcuni fuggono prima di essere gettati in mare. Altri non sono così fortunati. Dopo essere stati agganciati al muso o alle zampe, i cani vengono immersi in acqua attaccati a tubi gonfiabili con filo da pesca. Al mattino gli uomini tornano per vedere se uno squalo è stato catturato. Pratiche barbare che non hanno alcuna scusa di sorta. 
La Sea Shepherd Conservation Society a Venerdì Harbor, Stato di Washington, offre una ricompensa di 1.000 USD per ogni agente di polizia di Réunion se compie un arresto in flagranza di reato con cani e gatti vivi come esca per gli squali. Sia la Royal Society per la Prevenzione della Crudeltà verso gli Animali nel Regno Unito e la Fondazione Trenta milioni di amici chiedono agli amanti degli animali di firmare una petizione. Chiedono inoltre al governo francese di rafforzare l'applicazione delle leggi contro l'uso di cani vivi come esca. Condividi questo post se sei contro a questo disgusto!

venerdì 9 agosto 2013

A Pechino ricicla bottiglie di plastica e viaggi gratis in metropolitana

In tutta la Cina migliaia di persone si guadagnano da vivere raccogliendo le bottiglie dalla pattumiera e agli angoli di strada. Ma non basta a proteggere le città da inquinamento e sporcizia e si cerca sempre più di coinvolgere tutta la popolazione nel processo di riciclo della plastica. 

Per questo a cominciare da agosto in alcune stazioni delle metropolitana di Pechino sono state installate delle macchinette dove raccogliere le bottiglie: per ogni pezzo consegnato si riceve un centesimo che viene caricato sulla tessera dei trasporti. Si premia l’impegno per l’ambiente con uno sconto sul trasporto pubblico.”In Cina, è molto difficile che la gente faccia la raccolta differenziata e questo è un modo per convincere le persone a impegnarsi” spiega il direttore di Incom, che ha sviluppato il progetto. Nel mezzo di trasporto, ovvero al momento nella linea 10, sono state installate quattro macchinari atti a raccogliere i recipienti di plastica, secondo quanto riporta il sito China.org.cn. Per ogni bottiglia il passeggero riceverà tra i 0,5 e gli 0,15 dollari, che significa che con 15 bottilglie ci si può muovere liberamente per qualsiasi delle 8 linee e 105 stazioni della metropolitana della capitale cinese. Le bottiglie vengono raccolte in modo automatico e dopo inviate a un impianto di riciclaggio. Il servizio è ancora in fase di rodaggio e si spera che presto venga esteso a tutte le fermate della metropolitana di Pechino. Le autorità valuteranno anche la possibilità di estendere questo servizio alle fermate degli autobus e ad altri mezzi di trasporto. Le macchine però mettono potenzialmente a rischio il lavoro dei raccoglitori di bottiglie. “Sono preoccupato se ognuno porta bottiglie alle macchine, allora non saremo più in grado di raccoglierle” spiega questo lavoratore. In realtà il business del riciclo è in costante espansione e fa gola a molti. Non è dunque solo una questione di tutela dell’ambiente ma anche un affare milionario. 
Fonte e foto articolo www.cina.quotidiano.net

mercoledì 7 agosto 2013

Un cardio-chirurgo americano: non sono i grassi saturi e il colesterolo a causare l'infarto.

Il Dr. Dwight Lundell è un cardio-chirurgo americano di fama mondiale. In 25 anni di pratica chirurgica ha eseguito 5.000 interventi a cuore aperto. E' stato Primario Chirurgo al Banner Heart Hospital (Mesa, Arizona). Contrariamente alla maggioranza dei suoi colleghi specialisti ha avuto il coraggio di prendere le distanze dalle vedute ufficiali che considerano i grassi animali (colesterolo e grassi saturi) come fattore di rischio cardiovascolare. Sentiamo cosa dice:
“Noi medici con tutti i nostri studi, conoscenze e autorevolezza spesso sviluppiamo un ego ipertrofico che ci impedisce di ammettere di esserci sbagliati. Bene, eccomi qua, io ammetto di essermi sbagliato.
Mi sono preparato con altri importanti medici, sono stato bombardato con la letteratura scientifica, frequentato continuamente seminari di aggiornamento e ho insistito per anni sul fatto che l'unica causa delle patologie cardiovascolari fosse l'ipercolesterolemia e l'unica terapia accettata fossero le statine e una dieta povera di grassi. Deviare da queste raccomandazioni era considerata un'eresia e si veniva accusati di fare della pessima pratica medica. Tuttavia, queste raccomandazioni non sono più sostenibili, né più difendibili scientificamente. La scoperta qualche anno fa che la causa delle malattie cardiovascolari è in verità l'infiammazione delle pareti arteriose porterà un cambiamento paradigmatico nella cura e prevenzione di queste malattie.
Le raccomandazioni dietetiche ufficiali per la prevenzione delle malattie cardiovascolari hanno di fatto creato un'epidemia di diabete e di obesità le cui conseguenze faranno sembrare ridicole tutte le epidemie precedenti e i costi a queste annesse, in termini di sofferenza umana e di soldi.
Nonostante il fatto che il 25% della popolazione assuma le costose statine e nonostante che tutti noi abbiamo ridotto i grassi nella nostra alimentazione, ogni anno muoiono sempre più americani a causa di patologie cardiovascolari. Le statistiche della AHA (American Heart Association) ci dicono che 75 milioni di americani sono attualmente affetti da qualche patologia cardiovascolare, 20 milioni hanno il diabete e 57 milioni hanno un stato di pre-diabete. Inoltre, questi problemi stanno colpendo sempre di più i giovani.
Detto in modo molto semplice: se non ci fosse uno stato di infiammazione nel corpo il colesterolo non avrebbe la possibilità di accumularsi nelle arterie e poi causare l'infarto e l'ictus. Senza infiammazione, il colesterolo se ne andrebbe in giro per il corpo senza far danni, così come è previsto dalla natura. E' l'infiammazione che intrappola il colesterolo.
Il processo dell'infiammazione non è complesso - è semplicemente il sistema attraverso il quale il vostro organismo si difende da vari tipi di aggressioni, come batteri, tossine o virus. Per liberarvi da questi invasori l'infiammazione è perfetta. Tuttavia, se noi ci esponiamo in modo cronico a tossine o ad alimenti che il nostro organismo non è in grado di processare, si instaura una pericolosa condizione di infiammazione cronica. L'infiammazione cronica è tanto dannosa quanto benefica è quella acuta. Quale persona ragionevole si esporrebbe ripetutamente a cibi tossici e altre sostanze dannose per il proprio corpo? Beh, forse i fumatori, ma almeno loro lo fanno per una scelta volontaria. Il resto di noi ha solo seguito le raccomandazioni ufficiali che consigliano una dieta povera di grassi e ricca di oli polinsaturi e carboidrati, senza sapere che così stava danneggiando le proprie arterie. Questi ripetuti insulti creano l'infiammazione cronica che è la porta aperta per le malattie cardiovascolari, obesità e ictus. Lasciatemelo dire ancora: i danno da infiammazione delle nostre arterie sono causati dalla dieta povera di grassi raccomandata da anni dalla medicina accademica.
Quali sono le cause dell'infiammazione cronica? Sono un sovraccarico di zuccheri, carboidrati raffinati e un consumo eccessivo di oli vegetali ricchi di omega-6 come soia, mais e girasole, presenti in tutti i cibi processati dall'industria alimentare
Immaginate per un attimo di prendere uno spazzolino rigido e strofinarlo ripetutamente sulla pelle fino ad arrossarla e farla quasi sanguinare. Fatelo diverse volte al giorno, per cinque anni. Ammesso che riusciate a tollerare questo trattamento, andando avanti avreste la pelle infiammata, gonfia, sanguinante, infetta e ad ogni spazzolamento sarebbe peggio. Questo è un buon modo per avere un'idea di quello che produce l'infiammazione cronica nel vostro organismo, proprio ora. Non ha importanza se l'infiammazione avviene esternamente o internamente, il processo è lo stesso. Ho guardato dentro migliaia e migliaia di arterie. Un' arteria danneggiata appare proprio come se qualcuno l'avesse ripetutamente spazzolata. Diverse volte al giorno, ogni giorno, il cibo che mangiamo crea piccole ferite che poi aumentano e forzano il corpo a rispondere continuamente con l'infiammazione.
Quando consumate continuamente cibi a base di zuccheri semplici, la glicemia si alza rapidamente. Di conseguenza il pancreas secerne insulina la cui funzione primaria è quella di allontanare lo zucchero da torrente sanguigno e portarlo in ogni singola cellula dove viene immagazzinato per scopi energetici. Se la cellula è già piena, lo zucchero si accumula nel sangue e questo causa una continua produzione di insulina che trasforma lo zucchero in grasso. Inoltre, l'eccesso di zucchero si lega a diversi tipi di proteine che a loro volta danneggiano le pareti dei vasi. Questi ripetuti insulti danno il via ad un processo di infiammazione cronica. Consumare zucchero e cibi dolci diverse volte al giorno è come buttare nel sangue della carta vetrata. E' così, anche se voi non ve ne rendete conto e non riuscite a vedere nulla di quello che succede. Io l'ho potuto verificare in oltre 5000 pazienti, in 25 anni di interventi chirurgici, e tutti avevano un comune denominatore: l'infiammazione nelle loro arterie.
I cibi dolci non solo contengono zuccheri, ma anche grassi vegetali ricchi di W-6, come quelli ricavati dalla soia. Anche le patatine e altri cibi fritti sono zeppi di olio di soia o altri oli ricchi di w-6. Questi acidi grassi dovrebbero stare in un rapporto preciso con gli w-3. Se consumiamo troppi omega-6, come facciamo oggi, le membrane cellulari iniziano a produrre dei mediatori chimici, come le citochine, e questo porta all'infiammazione. Il rapporto w-6:w-3 della dieta americana moderna è pericolosamente a favore degli omega-6 (30:1). Questo si traduce in una quantità notevole di citochine e quindi di infiammazione. Il rapporto naturale e salutare w-6:w-3 dovrebbe essere circa 3:1. Cibi ricchi di W-6 e carboidrati hanno dominato la dieta americana per sessanta anni e avvelenato lentamente tutti noi.
All'infiammazione, si aggiunge il sovrappeso o addirittura l'obesità, di cui molte persone oggi soffrono. Le cellule adipose dei tessuti grassi riversano nel sangue una grande quantità di mediatori dell'infiammazione che peggiorano i danni a livello dei tessuti. Andando avanti di questo passo aumenta il rischio di patologie cardiovascolari, di ipertensione, diabete e Alzhaimer.
Non c'è verso: maggiore è il consumo di prodotti processati dalle industrie alimentari e maggiore è l'infiammazione dell'organismo, che non si è certamente evoluto in milioni di anni con questi alimenti e non è certo in grado di processare queste quantità di zuccheri e omega-6.
C'è solo un modo per ridurre l'infiammazione ed è quello di ritornare a consumare alimenti nel loro stato naturale o che comunque hanno subito poche manipolazioni da parte dell'uomo. Per aumentare il tessuto muscolare, mangiate più proteine. Mangiate fonti di carboidrati complessi, come frutta e ortaggi. Eliminate oli ricchi di omega-6, come quelli di mais e soia, e tutti i cibi che li contengono. Un cucchiaio di olio di mais contiene 7,280 mg di w-6 e uno di olio di soia ne contiene 6,940 mg. Al loro posto, usate olio extravergine e burro biologici. I grassi animali contengono pochi w-6, danno meno infiammazione e sono più sani degli oli polinsaturi. Dimenticatevi delle informazioni “scientifiche” che vi sono state strombazzate nelle orecchie per decenni. No c'è nulla di scientifico quando vi dicono che i grassi saturi sono la causa delle malattie cardiovascolari. Il colesterolo non è la causa dell'infarto, né lo sono i grassi saturi. La teoria che lega il colesterolo alle malattie cardiovascolari ha portato a raccomandare diete povere di grassi e alla produzione di un mucchio di cibi che oggi stanno causando un'epidemia di infiammazione. La medicina moderna ha fatto un terribile errore quando ha cominciato a consigliare alla gente di evitare i grassi saturi a favore di oli ricchi di omega-6. Adesso abbiamo un'epidemia di infiammazione delle arterie che causa malattie cardiovascolari e altre subdole patologie. (Fonte)

giovedì 1 agosto 2013

Il segreto per vivere a lungo? Fumare marijuana tutti i giorni. Parola di una donna di 125 anni

In quest’articolo, facciamo riferimento alla storia di Fulla Nayak, donna morta di recente in India all’età di 125 anni. La donna, fin da quando era bambina, fumava canapa ogni giorno; non ha mai sofferto di malattie degne di nota ed aveva un fisico perfetto per la sua età. L’anziana signora, intervistata prima della sua morte, diceva proprio che il segreto della sua longevità era proprio questo, ovvero fumare canapa regolarmente, ogni giorno, così da favorire il relax della mente. Anche sua figlia, infatti, che ad oggi ha 92 anni, dichiara di aver seguito sempre i consigli di vita della madre e, ad oggi, è addirittura famosa nel villaggio in cui vive per la sua passione per la marijuana.

sabato 27 luglio 2013

Dal 14 agosto il film “Basilicata coast to coast” nelle sale francesi

POTENZA – Da metà agosto (periodo di alta stagione cinematografica francese), il film “Basilicata coast to coast” di Rocco Papaleo sarà in programmazione in una cinquantina di sale a Parigi e in altri centri della Francia: l’anteprima della pellicola è stata presentata nell’Istituto italiano di cultura. Dal 14 agosto, secondo quanto reso noto in un comunicato della Film Commissione diffuso dall’ufficio stampa della giunta regionale lucana, “Basilicata coast to coast” sarà proiettato in cinque sale di Parigi e 35 altre sale. Successivamente la programmazione proseguirà in altri centri: l’obiettivo è di ottenere la copertura di una cinquantina di sale, “in modo tale da mettere a frutto l’alto potenziale promozionale per la Basilicata di una pellicola che la Regione, con una scelta forte del presidente Vito De Filippo, ha voluto sostenere con una scelta lungimirante all’atto della produzione e che, dopo i positivi ritorni portati dalla diffusione sul mercato nazionale, oggi viene offerta al pubblico transalpino con la speranza di moltiplicarne gli effetti in terra francese”. Per promuovere il film l’Apt e la Lucana Film Commission hanno organizzato la manifestazione di lancio nei saloni dell’Istituto italiano di cultura a Parigi. L’ambasciatore italiano a Parigi, Giandomenico Magliano, ha spiegato che “e’ la terza volta che vedo ‘Basilicata coast to coast’ ha detto – e lo faccio con molto piacere non solo perché è divertente ma perchè non bisogna trascurare il valore artistico di una pellicola che promuove al meglio il Mezzogiorno del nostro Paese e quindi siamo ben lieti di concorrere alla promozione del film in Francia”. “E’ sempre un onore – ha spiegato l’amministratore delegato di Total Italia, Thierry Normand – partecipare a dei progetti di eccellenza sia a livello artistico che di valore socio culturale, che nascono in Basilicata: una terra alla quale Total è strettamente legata. L’arrivo in Francia di Basilicata Coast to Coast – ha aggiunto – è la testimonianza, ancora una volta, dell’affinità culturale tra i nostri due Paesi, ed in particolare tra la Francia e la Basilicata”. (Fonte)

Kebab, ecco di cosa è fatto

Forse era meglio non venire mai a sapere com'è fatto veramente un kebab, specialmente se il suo sapore vi piace. 
Polmoni, cuore, lingua, occhi, ossa, scarti di macelleria e una quantità enorme di grasso animale. Questo è il risultato di un'analisi condotta in Inghilterra, da un pool di scienziati e nutrizionisti. Più del 50% dei Kebab contiene carne diversa da pollo o vitello: ma la maggioranza dei kebab sono un miscuglio di carni diverse, tra cui pecora, maiale, tacchino, pollo. Il dato allarmante è che nel 9% dei casi, gli scienziati non sono riusciti ad indivuare con chiarezza la natura della carne utilizzata nel processo di triturazione. Un kebab, inoltre, contiene tra il 98% e il 277% della quantità giornaliera di sale accettabile: oltre questa soglia la salute di un essere umano è a rischio. All'interno di un singolo kebab ci sono tra le 1.000 e le 1.990 calorie (senza considerare le verdure e le salse), senza considerare che ogni kebab contiene tra il 148% ed il 346% della quantità di grassi saturi assimilabili giornalmente da un essere umano. In quasi tutti i kebab analizzati durante lo studio, si sono riscontrati batteri tipo l’Escherichia Coli (un battere che espelliamo con le feci, ndr) e lo Staphylococcus Aureus.

Report - Mangia che ti passa - cibi che fanno bene e cibi che fanno male

mercoledì 24 luglio 2013

BEVITORI DI MERDA LIQUIDA: COCA COLA ZERO

"...dopo soli 20 minuti dall'aver bevuto un bel sorso della nostra fresca bevanda, "dieci cucchiaini di zucchero colpiscono il sistema, più o meno il 100% della vostra razione giornaliera consigliata." La dolcezza viene neutralizzata dall'acido fosforico contenuto nella bevanda, che "sopprime" il sapore impedendoci di "vomitare all'istante". Nei successivi dieci minuti tutto questo zucchero finisce nel sangue, causando "una bomba insulinica"; il fegato provvede "convertendo tutto lo zucchero che trova (e ne trova moltissimo) in grasso...."

lunedì 22 luglio 2013

Le foreste assorbono il doppio della Co2 rispetto a 50 anni fa

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Secondo uno studio dell'Università del Colorado e pubblicato su Nature, dal 1960 al 2010 la capacità della natura di assorbire l'anidride carbonica è raddoppiata. Una bella notizia per il nostro piccolo pianeta che riesce a reagire ai guai causati dall'Uomo, ma ovviamente bisogna calmare gli entusiasmi. 

Se la Terra riesce ad assorbire il doppio di Co2 da 50 anni ad oggi, la nostra produzione di anidride carbonica è quadruplicata. Gli alberi delle foreste del circolo polare e tropicali, le alghe e i microrganismi degli oceani non riescono a tenere il passo anche se hanno più combustibile (Co2) su cui lavorare. I mari soprattutto si sono inaciditi a causa dell'aumento di anidride disciolta nell'acqua, la quale sta causando la perdita di molte specie di corallo che non riescono ad adeguarsi ad un cambiamento così repentino. 

Quello che stiamo vedendo è che la Terra continua a fare il lavoro pesante prendendo enormi quantità di anidride carbonica, anche se gli esseri umani hanno fatto ben poco per ridurre le emissioni di carbonio", ha detto Ashley Ballantyne, direttore della ricerca. "Per quanto tempo continuerà non lo sappiamo." Nonostante l'enorme assorbimento di carbonio da parte del pianeta, la CO2 nell'atmosfera è salita da circa 280 parti per milione poco prima della rivoluzione industriale a circa 394 parti per milione di oggi, e il tasso di crescita sta accelerando. La media globale della CO2 atmosferica si prevede di raggiungere 400 ppm entro il 2016. 

Il mais OGM preda degli insetti, la Monsanto nei guai

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In 20 anni ha creato il monopolio delle colture alimentari, la Monsanto, famosa per il seme Terminator che diventa sterile alla seconda generazione costringendo il contadino a comprare semi ogni anno dalla multinazionale, è in guai seri. Le sue piante, geneticamente modificate anche con un proteina killer che doveva ammazzare i parassiti, giacciono a terra morenti. A denunciarlo l'EPA, l'agenzia per la protezione ambientale americana. Dal 2003 la Monsanto ha incentivato la monocoltura del mais promettendo la scomparsa della Diabrotica virgifera, un parassita ghiotto di pannocchie. Ma in meno di 10 anni questo insetto si è assuefatto alla proteina killer e adesso prospera negli assolati campi dello Iowa attaccando anche le radici delle piante che cadono a terra al primo vento. Adesso l'unica soluzione per gli agricoltori è l'uso intensivo di pesticidi, così da creare un prodotto geneticamente modificato e ricco di veleni, una vera prelibatezza. La Monsanto nega tutto, ma a quanto pare gli agricoltori si sono uniti per richiedere il risarcimento dei danni. Per risolvere il problema basterebbe studiare a fondo un calendario di Frate Indovino e tornare alla rotazione delle colture, un concetto medievale efficacissimo contro i parassiti che morirebbero di fame in assenza del loro unico cibo. Ovviamente questo non piacerebbe alla Multinazionale, che così non guadagnerà che una frazione di quanto ha ottenuto legando gli agricoltori mani e piedi al suo prodotto.
FONTE

domenica 21 luglio 2013

Il turismo 2.0? E’ quello che guarda al passato

Scoprono l’Abruzzo con borraccia, zaino e due asinelli. Una famiglia tedesca tra le montagne abruzzesi. TAGLIACOZZO. 
Una mamma, un papà e figli, tutti provenienti dalla Germania. In più un’asina ed un asino di ceppo abruzzese. Sono i protagonisti di un viaggio alla scoperta dell’Abruzzo, tra paesini, montagne e strade sterrate. L’idea parte dal Casale Le Crete, un Bed and Breakfast nei pressi di Tagliacozzo che ogni anno apre le porte a famiglie, in cerca di pace e frescura. La struttura offre agli ospiti la possibilità di viaggiare, per una settimana, in compagnia di 4 asinelli: Eva, Nino, Sophie e Toffie per i sentieri nostrani. Il percorso, personalizzato, della durata di sette giorni prevede un itinerario preciso, con kit, cartine e mappe del territorio. I viandanti trovano ricovero in strutture lungo il percorso e si appellano alla ospitalità di qualcuno che offre loro qualcosa da mangiare di tipico e locale. L’esperienza, come spiega Luca Gianotti del Bed and Breakfast è mutuata dal modello francese dove questo tipo di esperimento sembra riscuotere grande successo. Inoltre, l’utilizzo degli asinelli è simbolico. L’asino è un animale che insegna la pazienza tanto che viene adoperato anche nella pet therapy a differenza dei cavalli, un po’ più maldestri. 

Sono soprattutto tedeschi e svizzeri ad apprezzare questo genere di cose come la famiglia bavarese composta da 5 persone (madre padre e due bimbi) che anche quest’anno (il quarto consecutivo) ha scelto Casale Le Crete. La famigliola è partita domenica 27 maggio da Tagliacozzo ed ora si trova a Santo Stefano. Ieri la pioggia ha arrestato per qualche ora il loro cammino ma non ha spento il desiderio di proseguire. Dovrebbero tornare questo fine settimana, dice Gianotti spiegando l’importanza di questa esperienza per i suoi clienti tedeschi. «Loro la vivono come un momento di unione», dice, «un momento in cui l’intera famiglia si ritrova a condividere un pezzo di strada. Il capofamiglia sta ancora montando i video dell’anno scorso e non si può spiegare la gioia impressa sui volti al ritorno da questa esperienza. Tornano nuovi, rigenerati, felici e desiderosi di raccontare». Tra gli amanti di questa percorso c’è anche lo scrittore Enrico Brizzi, che pochi giorni fa ha fatto trekking con la sua famiglia, per conoscere gli asini di Tagliacozzo. Così come un altro scrittore Andrea Bocconi ha scritto un libro “In viaggio con l’asino”, in memoria di questa esperienza. (m.b.)

mercoledì 17 luglio 2013

Curare il cancro con il Bicarbonato di sodio

Una buona notizia per tutti noi e una cattiva notizia per la case farmaceutiche. Il Dr. Mark Pagel della University of Arizona Cancer Center, riceverà 2 milioni di dollari dal National Institutes of Health per studiare l'efficacia della terapia personalizzata con bicarbonato di sodio per il trattamento del cancro al seno. Ecco il comunicato sul quale è scritto :"Il fondo da 2 milioni di dollari servirà a migliorare la misurazione sull'efficacia del bere bicarbonato di sodio nel curare il cancro al seno. E' stato provato che bere bicarbonato di sodio riduce o elimina il diffondersi del cancro nel seno, nei polmoni, cervello ed ossa." La notizia non è priva di fondamento scientifico, anzi, è provata in questo documento della NCBI (National Center of Biotechnology Information): http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19276390
In sostanza, il bicarbonato agirebbe sul grado di acidità del nostro sangue. Il pH del nostro sangue e dei nostri fluidi corporei, non rappresenta altro che il nostro stato di salute e il bicarbonato agirebbe come vero e proprio regolatore del pH influendo direttamente sul livello acido-alcalino alla base della salute umana.Una ricerca pubblicata nel Marzo 2009 dalla US National Library of Medicine dimostrò che su alcuni topi da laboratorio il bicarbonato era in grado di rallentare la diffusione delle metastasi: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19276390
Il Dr. Pagel i suoi colleghi utilizzeranno una speciale risonanza magnetica per misurare il pH di un particolare tumore e verificare l'efficacia del bicarbonato sulla massa in oggetto. Infatti con questa nuova macchina, il team dell'Università dell'Arizona potrà studiare i pazienti prima e dopo la somministrazione del bicarbonato per tentare di sviluppare un approccio personalizzato per ogni paziente. Ovviamente un grado di pH del nostro corpo intorno ai valori 7,35-7,45 garantisce un giusto equilibrio fisico rendendoci più resistenti alle malattie. Questo significa che possiamo praticare la cosiddetta "cura del pH" avendo uno stile di vita sano ed alimentandoci nel modo giusto. Sicuramente, invece, per avere risultati nell'ambito delle cure per il cancro dovremo aspettare che le sperimentazioni siano portate a termine, cosa che procede a rilento a causa della mancanza di fondi soprattutto da parte delle case farmaceutiche. http://it.ibtimes.com/articles/29464/20120513/cancro-cura-bicarbonato-di-sodio.htm che vedono gravemente MINACCIATI I LORO INTERESSI ECONOMICI.

lunedì 15 luglio 2013

La pornostar Michelle Ferrari contro il taglio degli alberi

"Amo Carlo, Luca, Enzo… ma più di tutti Pino della Spezia" è l'originale volantino che ha posizionato alla rete del cantiere di piazza Verdi.
Ambientalisti, architetti, storici, critici d'arte. E, ora, anche le pornostar. Il fronte del «no» al progetto di riqualificazione di piazza Verdi alla Spezia, firmato dall'architetto Giannantonio Vannetti e dall'artista francese Daniel Buren si allarga. 
Michelle Ferrari, nome d'arte di Cristina Ricci, 29enne attrice porno e spezzina doc, ieri ha inscenato la propria personale protesta: ha attaccato alla rete del cantiere un manifesto con la scritta «Amo Carlo, Luca, Enzo... ma più di tutti Pino della Spezia», chiaro riferimento ai 13 alberi di pino della piazza che rischiano di essere spazzati via dal progetto e che da settimane rappresentano il duro terreno di scontro tra Comune, Soprintendenza regionale e Ministero dei beni culturali. «Ho visionato il progetto e dico che non sono contraria ai progetti che valorizzano la nostra città se non vanno contro la legge --spiega la bionda Michelle in maglietta e calzoncini corti --. Ma qui vogliono abbattere pinisottoposti a tutela. Finora non sono state ascoltate le ragioni di chi vivela città».

MAC DONALD'S CHIUDE I BATTENTI. BOICOTTATO IN BOLIVIA

Viene dal Sudamerica la notizia che fa tremare le gambe al colosso del fast food: in Bolivia, dopo 14 anni, McDonald's chiude. A causa della scarsissima affluenza che risentiva in questi ultimi tempi, anche gli otto ristoranti che erano aperti nelle grandi città di La Paz, Cochabamba e Santa Cruz hanno chiuso i battenti. 
A nulla sono servite le massive campagne pubblicitarie contro il rifiuto da parte del popolo boliviano ad acquistare ancora prodotti alimentari nocivi per la salute e per la società. 

Tante sono le accuse rivolte alla famosa multinazionale, a partire dai problemi salutari causati dall' uso di grassi insaturi nelle fritture, per i quali la Corte Suprema della California ha condannato McDonald's a pagare una multa di 8.5 milioni di dollari. Un'inchiesta di Greenpeace, "Contrabbandare gli OGM di nascosto", ha rivelato anche l' utilizzo di Organismi Modificati Geneticamente (OGM) nei McNugget's, e che farebbero risalire ai laboratori della famigerata Monsanto USA. 

Sempre secondo Greenpeace, la catena è coinvolta nella distruzione delle foreste pluviali dell' Amazzonia, dove viene condotto illegalmente un mercato oligopolistico della soia, destinata agli allevamenti europei. "McDonald's sta distruggendo l'Amazzonia per vendere carne a basso prezzo" -- dichiara Gavin Edwards, responsabile di Campagna Foreste: "Ogni volta che qualcuno mangia un Chicken McNugget potrebbe mordere un pezzetto di Amazzonia. Supermercati e giganti della ristorazione, come Mc Donald's, devono assicurarsi che i rispettivi prodotti non siano coinvolti nella distruzione della foresta amazzonica e nelle violazioni dei diritti umani". Ed è anche di violazione dei diritti umani che deve rispondere McDonald's in Vietnam, dove alla "Keyhinge Toys" di Da Nang City si lavora 9 o 10 ore al giorno dal Lunedì alla Domenica per fabbricare i giocattoli che vengono distribuiti negli "Happy Meals". 

Nella denuncia del National Labour Committee, associazione americana per i diritti dei lavoratori, si parla di paga sotto il minimo salariale, condizioni di lavoro pietose e 220 operaie rimaste intossicate dall' acetone. Questa sostanza, utilizzata nel reparto verniciatura, può alterare il ciclo mestruale delle donne, causare nausea e portare anche alla morte. Migliori ma comunque preoccupanti sono anche le condizioni di lavoro di tanti commessi e commesse che si trovano chiusi in ristoranti di tutto il Mondo a lavorare in orari inacettabili e contratti di lavoro a breve termine. Infine, last but not least, McDonald's è il classico esempio dell' imperialismo economico che porta alla distruzione delle attività locali, monopolizza le regole di mercato e origina colossi economici capaci di influire sulle sfere politiche delle comunità locali (come nel caso della Coca Cola in Colombia). Ed è proprio il senso di riappropriazione che ha spinto la popolazione boliviana a rinunciare ai sandwich infarciti di clandestinità preferendo "las empanadas", pane locale di farina o mais con ripieno dentro. 
Nel video-documentario "Perchè McDonald's ha fallito in Bolivia" sociologi, cuochi e nutrizionisti concordano sul fatto che il rifiuto boliviano non è causato dal gusto del cibo, ma da problematiche sollevate in merito al contesto globale. Una risposta dunque chiara e netta contro le logiche del "fast food" e del McColonialismo, e forse una risposta da prendere subito come esempio quando "fast" è soltanto la velocità con cui questo Mondo sta andando verso il baratro.

sabato 13 luglio 2013

.M5S: Firmato oggi il decreto che vieta di coltivare in ...

.M5S: Firmato oggi il decreto che vieta di coltivare in ...: SEGUICI SU: FACEBOOK 12/07/2013 – finalmente – i ministri dell’Agricoltura, della Salute e dell’Ambiente hanno firmato il decreto per v...

Pamplona, tragedia alla corsa coi tori

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Nonostante le contestazioni e le proteste dei movimenti animalisti anche quest’anno, a Pamplona, si sta svolgendo l’”Encierro”, la tradizionale corsa con i tori che anima la festa di San Firmino tra il 7 e il 14 luglio. 
Questa mattina, al sesto giorno di corsa dei tori, 4 persone sono state incornate e un giovane in particolare è stato caricato e preso a cornate per quasi 30 secondi. Tra i feriti, un turista straniero di 20 anni, colpito da tre cornate alle braccia e alle gambe e uno spagnolo di 47 anni con una ferita all’addome. 
L’Encierro è una cerimonia preliminare alla corrida che si svolge in diverse località della Spagna (ma di cui quella di Pamplona è il più celebre), durante la quale i tori vengono fatti correre lungo un percorso che va dal recinto in cui sono custoditi fino all’arena in cui si svolgerà la corrida. Durante il percorso è tradizione che gli “aficionados” corrano tra i tori con una vera e propria prova di coraggio, cercando di evitare la furia degli animali e soprattutto le loro pericolose corna. 
Ma non sempre le cose vanno per il meglio, dato che i tori possono rimanere disorientati dagli schiamazzi degli spettatori e dalla corsa dei partecipanti, e quasi ogni anno Pamplona registra feriti, a volte anche gravi, a causa della tradizionale corsa.

lunedì 8 luglio 2013

Bere regolarmente qualche tazzina di caffè ridurrebbe i rischi di diabete

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Bere regolarmente qualche tazzina di caffè ridurrebbe i rischi di diabete di tipo 2, un tipo di diabete che riguarda il 90-95 per cento dei casi al mondo. Studi condotti in passato hanno già dimostrato che i bevitori di caffè presentano un rischio inferiore di sviluppare diabete di tipo 2. ora alcuni ricercatori cinesi hanno scoperto che ogni tazzina in più diminuisce di un ulteriore 7 %questo rischio .lo studio ha identificato due categorie di composti presenti nel caffè che inibiscono significamente la amiloide islet polipeptide , sostanza il cui incremento è da sempre considerato processo patogeno legato al diabete di tipo 2.la scoperta suggerisce che sarebbe questa la spiegazione del benifico effetto protettivo nei confronti del diabete .un effetto che si riscontra soprattutto quando si consuma questa bevanda con regolarità ha spiegato ling zheng uno dei ricercatori.