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giovedì 31 ottobre 2013

Oltre il WIFI, in Cina si sperimenta la Luce per connettersi a Internet

La tecnologia si chiama Li-Wi (Light-fidelity). La sperimentazione è stata fatta dai ricercatori della Fudan University di Shanghai che hanno connesso al web quattro computer tramite un’unica lampada a Led da un Watt.
Il wirless potrebbe divetare preistoria del collegamento Internet senza fili. La prova è che a Shanghai è stato condotto con successo un esperimento per connettere un computer a Internet usando solo la luce. La tecnologia si chiama Li-Wi (Light-fidelity). A capo di questa sperimentazione ci sono i ricercatori della Fudan University di Shanghai che hanno connesso al web quattro computer tramite un'unica lampada a Led da un Watt. La scelta non è stata casuale visto che solo questo tipo di luce a differenza di quella a incandescenza è facilmente controllabile e capace di intermittenze di pochi microsecondi. C'E' UN CHIP NELLA LAMPADINA In pratica, nella lampadina è stato posizionato un chip che invia i dati a una frequenza dello spettro elettromagnetico visibile a occhio nudo. I dati illuminati vengono catturati da un sensore sul pc (simile a una videocamera nel funzionamento) che li trasforma per darli in pasto al computer. La velocità raggiunta nell'esperimento cinese è stata di 150 Megabit al secondo (Mbps), quindici volte i più diffusi Wi-Fi. Fonte

martedì 29 ottobre 2013

I politici e Napolitano sapevano dei terreni coltivati coi rifiuti tossici. Ecco la prova

Un documento che risale al 1997 e che dimostra come quanto accaduto in provincia di Caserta, con lo smaltimento illecito dei rifiuti, fosse in realtà ben noto a buona parte della politica. È l'audizione di Lucio Di Pietro (allora sostituto procuratore presso la Direzione nazionale antimafia) e di Federico Cafiero de Raho (sostituto procuratore della Dda di Napoli) davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti sulle attività illecite ad esso connesse. Un'audizione nel corso della quale Di Pietro racconta dei fanghi del depuratore di Villa Literno utilizzati per concimare i terreni coltivati ed il dottore de Raho si spinge a dire, proprio relativamente a quella che diventerà poi parte della Terra dei fuochi, che il casertano “è la peggiore zona d'Italia”. Siamo a dicembre del 1997, il centrosinistra ha vinto da poco più di un anno le elezioni con Romano Prodi e, all'alba della prima crisi di quattro che caratterizzeranno quella maggioranza, viene istituita la commissione. Le parole dei magistrati sono chiaramente relativi alle 'prime scoperte' effettuate indagando sul traffico dei rifiuti del Nord Italia del clan dei Casalesi. E tutto viene registrato. E, immaginiamo, portato al vaglio del governo. Un governo che aveva come presidente del Consiglio dei Ministri Romano Prodi, ma, soprattutto, con 'delegati' nei vari ministeri che ancora oggi sono sulla scena politica nazionale. Basti pensare a Walter Veltroni (allora vice presidente del Consiglio), Anna Finocchiaro, Livia Turco, Lamberto Dini, Piero Fassino, Carlo Azeglio Ciampi, Vincenzo Visco, Pier Luigi Bersani, Rosy Bindi finendo con l'attuale capo dello stato Giorgio Napolitano che era ministro dell'Interno. Tutte persone che, oggi, si definiscono 'stupite' da quello che sta accadendo a Caserta e Napoli e che invece, dai documenti, sembra davvero difficile pensare che 'non sapessero'. Anzi, ci verrebbe da dire: non potevano non sapere.

(clicca qui per leggere le dichiarazioni in commissione)
Fonte: noi.caserta.it

domenica 27 ottobre 2013

Bracconaggio in Sudafrica, strage senza fine di rinoceronti: 790 uccisi solo nel 2013

Pretoria punta ad accordi con Mozambico, Laos e Cina Il Sudafrica non sembra riuscire a fermare la strage di rinoceronti e il bracconaggio sta diventato un problema globale: da gennaio ad oggi il numero di rinoceronti uccisi in Sudafrica e salito a 790 e solo nelle ultime due settimane sono stati arrestati 31 bracconieri su un totale di 259 (nel 2012 o c’erano stati 267 arresti e nel 2010 “solo” 165). Quest’anno nel Kruger National Park sono già stati uccisi 476 rinoceronti; 87 rinoceronti sono stati abbattuti nel Limpopo, 65 nel Nord Ovest, 73 nel KwaZulu-Natal e 68 nel Mpumalanga. I bracconieri hanno fatto fuori 4 rinoceronti anche nel Gauteng, 3 nell’Eastern Cape e tr3 nel Parco Nazionale del Marakele nel Nord Ovest. Nel 2011 il bracconaggio di rinoceronti è stato dichiarato dal Sudafrica “rischio per la sicurezza nazionale e priorità nazionale” ed affrontato con una serie di interventi ai più alti livelli di governo. Questi interventi comprendono non solo la cooperazione internazionale e regionale e le trattative sulla natura transfrontaliera del bracconaggio al rinoceronte, ma anche interventi nazionali, comprese modifiche legislative, la creazione di un National Rhino Fund e di una maggiore cooperazione con gli stakeholders, localmente ed a livello internazionale. 
Il Sudafrica sta cercando di intervenire nei Paesi asiatici dai quali arriva la domanda di coni di rinoceronte o che fungono da territori di transito del contrabbando, come il Laos con il quale ha in programma di firmare un protocollo di intesa nel campo della biodiversità e della sua gestione che sarà accompagnato da un piano di attuazione con immediati contro i crimini della fauna selvatica e iniziative per educare e sensibilizzare l’opinione pubblica. . Il ministro per gli affari idrici ed ambientali del Sudafrica ha sottolineato che «Il Sudafrica guarda al bracconaggio dei rinoceronti ed al traffico illecito di fauna selvatica e di specie in via di estinzione come ad una parte delle nuove ed emergenti forme di criminalità, come le miniere e il traffico illecito di metalli preziosi, che richiedono un’attenzione globale, se vogliamo affrontare efficacemente questi crimini».’ L’altro protocollo d’intesa con il Mozambico è sulla buona strada e dovrebbe essere firmato entro l’inizio del 2014, il termine dato al Mozambico ed al Vietnam dalla Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora (Cites) Vietnam per approvare normative ed altre misure adottate per arginare il bracconaggio dei rinoceronti. Nel giugno scorso si è tenuto un incontro tra Sudafrica e Mozambico per deliberare sulle azioni concrete da intraprendere per combattere la piaga del bracconaggio di rinoceronte. I due paesi si sono impegnati a trovare misure concrete per debellare questo flagello che vede spesso protagonisti bracconieri mozambicani e trafficanti asiatici. Il governo sudafricano ha stabilito collaborazioni con riserve private ed Ong ambientaliste per cercare di porre fine a questa strage e combattere la caccia illegale all’interno dei confini del Sudafrica ed all’estero. Il Sudafrica sta mettendo nero su bianco termini del protocollo d’intesa con la Cina, il più grande importatore di corni di rinoceronte, che riguarda le zone umide, gli ecosistemi desertici e la conservazione della fauna selvatica e che dovrebbe inoltre essere firmato al più presto ed il governo di Pretoria/Tshwane è convinto che «La conclusione dei protocolli d’intesa con il Laos e il Mozambico ed il piano di attuazione con la Cina, sono indicativi dell’impegno del governo ad intensificare gli sforzi internazionali e regionali per sradicare il bracconaggio di rinoceronte e il crimine della fauna selvatica in generale» Fonte

sabato 26 ottobre 2013

L’oceano Pacifico è morto. Il resoconto di una traversata fa il giro del mondo

L’oceano Pacifico è morto, è svuotato di ogni vita. Ci sono solo rifiuti e barche per la pesca industriale intente a saccheggiare accuratamente quel poco che è ancora rimasto. Sta facendo il giro del mondo, sui media di lingua inglese, il racconto struggente, tragico e a suo modo poetico di un marinaio, Ivan Macfadyen (foto), che ha ripetuto la traversata del Pacifico effettuata dieci anni fa. Allora fra l’Australia e il Giappone bastava buttare la lenza per procurare pranzo e cena succulenti. Stavolta in tutto due sole prede. Dal Giappone alla California, poi, l’oceano è diventato un deserto assoluto formato da acqua e rottami. Nessun animale. Non un solo richiamo di uccelli marini. Solo il rumore del vento, delle onde e dei grossi detriti che sbattono contro la chiglia. Il racconto di Ivan Macfadyen, vecchio marinaio col cuore spezzato dopo 28 giorni di desolata navigazione nel Pacifico, è stato raccolto dall’australiano The Newcastle Herald ed è stato variamente ripreso da decine e decine di testate, tutte in inglese. Macfadyen ha navigato con il suo equipaggio a bordo del Funnel Web sulla rotta Melbourne -Osaka – San Francisco. Dice di aver percorso in lungo e in largo gli oceani per moltissimi anni, dice di aver sempre visto uccelli marini che pescavano o che si posavano sulla nave per riposarsi e farsi trasportare. E poi delfini, squali, pesci, tartarughe… Stavolta nulla di tutto ciò: nulla di vivo per oltre 3.000 miglia nautiche. Unica apparizione, poco a Nord della Nuova Guinea, quella di una flotta per la pesca industriale accanto ad una barriera corallina. Volevano solo il tonno, tiravano e ributtavano in mare – morta – ogni altra creatura marina. E poi la parte più allucinante del viaggio, quella dal Giappone alla California, costantemente accompagnata dalla gran quantità di rottami trascinati in mare dallo tsunami del 2011, quello che ha innescato la crisi di Fukushima. Rottami, rottami grandi e piccoli ovunque: impossibile perfino accendere il motore. Rottami non solo in superficie ma anche sui fondali, come si vedeva chiaramente nelle acque cristalline delle Hawaii. E poi plastica, rifiuti di plastica dappertutto. Nel racconto di Ivan Macfadyen un solo elemento è direttamente riconducibile ai tre reattori nucleari in meltdown sulla costa giapponese: dice di aver raccolto campioni destinati ad essere esaminati per la radioattività e di aver compilato durante il viaggio questionari periodici in seguito a richieste provenienti dal mondo accademico statunitense. Però non si può non pensare a Fukushima quando Macfadyen afferma che nelle acque del Giappone il Funnel Web ha perso il suo colore giallo brillante e quando dice che uno dei pochissimi esseri viventi incontrati dal Giappone alla California era una balena che sembrava in fin di vita per un grosso tumore sul capo. Sui social e nei commenti sul web si fa un gran parlare della relazione fra Fukishima e l’assenza di esseri viventi fra Giappone e California.
 Io sottolineo tre elementi: primo, la sorgente di radioattività di Fukushima, sebbene molto intensa, paragonata alla vastità dell’oceano diventa come uno sputo in un fiume; secondo, nei dintorni di Fukushima e prima di diluirsi nella vastità dell’oceano la radioattività effettivamente si accumula nella catena alimentare e vi resterà per molti decenni; terzo, una desolazione vasta e assoluta come quella raccontata da Macfadyen si sposa benissimo con gli effetti della pesca industriale dissennata, senza bisogno alcuno di scomodare la radioattività i cui effetti sensibili – stando alle informazioni note – si limitano al tratto di mare davanti ad una parte delle coste giapponesi. Il Pacifico è morto – si è rotto, per usare l’espressione di Macfadyen – e l’ha ucciso il genere umano, che sta al pianeta come una nuvola di cavallette sta ad un campo di grano. Macfadyen, raccolta il The Newcastle Herald nel seguito della storia, non ha voluto rilasciare altre interviste dopo quella che ha fatto così tanto rumore. Desidera però che il mondo sia consapevole di quanto egli ha visto. Accontentiamolo. fonte

lunedì 14 ottobre 2013

Una donna di 31 anni ha bevuto per 16 anni solo Coca Cola, niente acqua.

Se si vuole considerare una dipendenza, di certo deve essere una delle più strane e probabilmente una la cui pericolosità è meno percepita dalla popolazione. Alla madre di otto figli che muore per overdose di Coca-Cola e alla adolescente agonizzante, si aggiunge un altro caso che offre alla rivista scientifica Popsci la possibilità di elencare le conseguenze dell'abuso della nota bevanda americana. Una ragazza di 31 anni di Monaco è stata ricoverata per aritmia e svenimenti. Dopo diversi esami, la donna è stata costretta ad ammettere che da 16 anni non beve un goccio d'acqua, dissetandosi solo ed esclusivamente con la Coca-Cola. Gli esami del sangue raccontano il disastroso effetto di tale consumo sull'organismo. La quantità di potassio era di solo 36 mg/dl, ovvero circa la metà di quello che è considerato il valore normale per una donna di 31 anni. Una mancanza che, per l'appunto, giustificava i frequenti svenimenti. L'intervallo QT (ovvero la distanza tra l'onda Q e T della frequenza cardiaca) era di 610 ms. Ebbene, il valore normale per il soggetto in questione sarebbe dovuto essere di 450 ms, ragion per cui la donna soffriva di una grave forma di aritmia. I medici ovviamente hanno vietato alla donna l'ulteriore consumo dell'allegra bevanda. La 31enne, terrorizzata evidentemente al punto giusto, ha eseguito l'ordine e - dato interessante e, per certi versi, inatteso - i valori alterati sono tornati subito entro range normali. (FanPage.it)

L'allarme del Cnr: "La polenta può provocare il cancro"

Mangiare troppo spesso polenta aumenta il rischio di tumore. E' il risultato di uno studio del Consiglio Nazionale per le Ricerche (Cnr). Un regime alimentare basato sulla polenta può nascondere rischi legati alla presenza di fumonisine, delle tossine che possono indurre il cancro all'esofago. Pordenone, una delle zone dove l'alimento è più diffuso e utilizzato, è al terzo posto in Europa per numero di tumori in quella parte del corpo... Il fattore di rischio è stato presentato, scrive il Gazzettino, in occasione del convegno organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, Roberto Defez, primo ricercatore Consiglio Nazionale Ricerche, Istituto di Genetica e Biofisica del Cnr Napoli. Nel suo intervento dedicato allo "sviluppo sost-edibile", Defez ha ricordato che nel 2007 il Regolamento 1126 ha introdotto un tetto delle fumonisine nei prodotti alimentari, differenziando il valore nell'alimentazione destinata agli adulti da quella dei bambini. Secondo una analisi effettuata dal ricercatore Cnr "su 77 polente in commercio, la composizione di quelle da agricoltura biologica avrebbe un valore di fumonisine due volte superiore alla media. Chiedo un'etichetta trasparente - ha detto Defez - con indicazioni delle fumonisine di quello specifico campione in commercio". Defez ha poi ricordato studi pubblicati che indicano Pordenone, dove la polenta rientra nelle abitudini alimentari locali, come la terza città in Europa per alta correlazione di tumori all'esofago, ma gli autori degli studi indicano anche come fattori di rischio le grappe, il caffè, e la polenta specie è bollente. (fonte)

martedì 1 ottobre 2013

ECCO COSA C' E' NEL TUO HOT DOG

Consumare Hot Dog e carni lavorate può essere considerato salutare? Secondo quanto reso noto da parte degli esperti statunitensi, con particolare riferimento agli Hot Dog, ed in generale alle carni rosse lavorate, il loro consumo è in grado di aumentare le probabilità di contrarre malattie come il cancro. La notizia giunge direttamente da parte dell'associazione no profit di medici "Physicians Committee for Responsible Medicine" (PCRM) e ad essa ha fatto seguito il pronunciamento del dottor Frank Hu, esperto di nutrizione ed epidemologia della Harvard School of Public Health e tra gli autori di una ricerca in proposito, pubblicata all'interno della rivista scientifica "Archives of Internal Medicine". A parere del dottor Frank Hu, consumare una porzione al giorno di carni rosse comporta l'aumento del 13% del pericolo di morte prematura. Con il consumo quotidiano di carni lavorate (Hot Dog e pancetta, ad esempio) il fattore di rischio raggiunge il 20%. Ciò avviene per via della composizione delle stesse carni rosse, che contengono composti estremamente dannosi per la nostra salute, come nitriti di sodio, grassi saturi e sostanze prodotte durante le fasi della loro lavorazione e cottura. Esse vengono ritenute responsabili dell'insorgere di tumori (con particolare riferimento al colon) e di malattie cardiovascolari. Ma cosa contiene veramente un Hot Dog? 
 La carne lavorata utilizzata per farcire il famoso panino, secondo quanto riportato da parte del Daily Mail, viene ottenuta riunendo e rilavorando le parti di scarto della carne di maiale e i resti delle carcasse dei polli. Le carni di scarto vengono mescolate con conservanti in polvere, aromi e coloranti, prima di essere immerse in acqua ed essere versate e compresse in tubi di plastica, per poi passare alla loro cottura ed al confezionamento. La carne utilizzata per la preparazione degli Hot Dog rappresenta probabilmente uno degli alimenti più elaborati e che richiede il maggior ricorso a sostanze di scarto all'interno dell'industria alimentare. Il loro consumo eccessivo può essere considerato disastroso per la salute. Il World Cancer Research Fund raccomanda di evitare le carni lavorate e, se ciò appare impossibile, di ridurre drasticamente il consumo di pancetta, prosciutto e salsicce. La maggior parte degli Hot Dog in vendita nei supermercati britannici contiene ben poca carne suina ed una considerevole quantità di carne di pollo recuperata meccanicamente dalle carcasse, dopo averne ricavato i tagli utili per la vendita. Nella formazione degli Hot og viene utilizzata acqua in aggiunta e amido, al fine di aumentarne il volume. Gli Hot Dog contengono il 2% di sale e ciò significa che essi possono essere considerati come alimenti ad elevata presenza di sodio e che, se consumati in eccesso, possono amplificare il rischio di ipertensione, ictus e patologie cardiache. 
E' importante tenere conto da tale punto di vista che, secondo quanto comunicato dal Ministero della Salute britannico, i bambini di età compresa tra i 4 ed i 6 anni non dovrebbero assumere più di 3 grammi di sale al giorno e che i bambini fino ai 3 anni non dovrebbero assumerne più di 2 grammi. Per alcuni Hot Dog è prevista l'aggiunta di proteine del latte, che potrebbero essere causa di seri problemi in soggetti affetti da allergia ad esse. Particolare attenzione deve essere rivolta alla presenza di nitrito di sodio (E250), un conservante ottenuto sinteticamente, utilizzato per allontanare i batteri dai prodotti alimentari e per evitarne mutazioni di colorazione. Esso è stato posto in relazione da parte degli esperti all'incremento del rischio di incorrere in cancro all'intestino o allo stomaco. Non mancano poi additivi come: E451 (Trifosfato di potassio o di sodio): stabilizzante ed emulsionante di derivazione sintetica, utilizzato per migliorare la consistenza delle carni. 
Il suo impiego non si ferma all'industria alimentare. Esso può essere impiegato nella produzione di detergenti, carta, gomma e antigelo. E452 (Polifosfati): si tratta di un emulsionante e di uno stabilizzante utilizzato per migliorare la consistenza della carne e per evitare che essa irrancidisca. Ad esso non sarebbero stati correlati rischi per la salute. E301 (Acido L-ascorbico): si tratta di una forma sintetica di vitamina C utilizzata dall'industria degli alimenti per evitare il mutamento di colorazione di molti cibi. A piccole dosi non causa problemi, ma in quantità elevate può provocare irritazioni della pelle. E120 (Cocciniglia): si tratta di un colorante utilizzato per donare agli alimenti una tinta rossa. Essa è ottenuta mediante la polverizzazione di piccoli insetti, le cui parti esterne vengono bollite in ammoniaca o in carbonato di sodio, in modo da ottenere tale sostanza colorante. La cocciniglia può provocare allergie. Dopo una lista tanto dettagliata di ingredienti poco raccomandabili relativi alla produzione degli Hot Dog, non mancano alcuni aspetti negativi conclusivi da non sottovalutare. Nei soli Stati Uniti, dove il consumo di Hot Dog appare imperante anche tra i bambini, essi sono legati al 17% dei casi di soffocamento infantile e giungono ad uccidere 80 soggetti all'anno. Il rischio riguarda soprattutto i bambini di età inferiore ai quattro anni, per la salvaguardia della cui salute sarebbe raccomandabile rivolgersi ad alimenti maggiormente naturali e meno pericolosi. 
 FONTE: "greenme/positiveMed".